ott 19, 2023 - minuto di letturaminuti di lettura

Placche alla gola: come intervenire

Quando si hanno le placche in gola è sintomo che qualcosa non va. Siamo di fronte infatti a una tonsillite o a un’angina. Sono placche spesso purulente e possono anche essere associate a una faringite acuta. In questo articolo spiegheremo nel dettaglio come si presentano le placche, quali sono i sintomi che ci devono far intuire la loro presenza e come intervenire.

    Argomento

    Placche alla gola: cosa sono

    Le placche alla gola sono il campanello d’allarme per il medico che può diagnosticare un’anginatonsillare o una tonsillite acuta, un disturbo che viene causato dai batteri quali lo streptococco che attaccano un sistema immunitario indebolito; per questo, si tratta di un problema che si manifesta soprattutto durante i cambi di stagione, e colpisce sia l’adulto che il bambino di pochi anni di età.

    In qualche caso, le placche possono anche causare una faringite acuta che si manifesta con la tosse e con l’infiammazione della mucosa di cui è ricoperta la faringe, e che va diagnosticata tramite apposito tampone faringeo.

    Le placche, che occupano la parte posteriore del palato molle e la gola, sono sempre purulente e si manifestano attraverso forme e sintomi ben precisi, che è importante saper identificare e curare al meglio. Si tratta di disturbi causati da un’infezione batterica o altri fattori che interessano proprio la mucosa della parte terminale del cavo orale. Si associano comunemente a dolori, difficoltà a deglutire, febbre, gonfiore dei linfonodi del collo e l’eventuale terapia dipenderà dalla causa delle placche alla gola.

    Per fortuna esistono alcuni metodi per calmare un po' il dolore alle placche e quindi alle tonsille.

    Placche alle tonsille

    Molto spesso si sente parlare di placche alle tonsille come una patologia diversa e indipendente dalle placche alla gola. In realtà, con placche alle tonsille si intende una sostanza bianca-giallastra che genera dolore e gonfiore, presente nella parte posteriore della gola sulle pareti molli, quindi tonsille comprese.

    Per questo sono associabili alle placche alla gola e vanno trattate esattamente come queste, di cui parliamo nei prossimi paragrafi.

    Sintomi delle placche alla gola

    I sintomi delle placche alla gola variano da un fastidio localizzato fino a dolori più o meno gravi che compromettono la deglutizione. Trattandosi di un segno clinico che evidenzia la presenza di processi infettivi di origine virale o batterica, è bene prestarvi attenzione per non compromettere ulteriormente il sistema immunitario.

    • Dolore diffuso 
    • Difficoltà a deglutire
    • Mal d’orecchio 
    • Alito cattivo (alitosi) 
    • Linfonodi ingrossati 
    • Puntini rossi sulla lingua

    Dolore diffuso

    Il primo sintomo della presenza di placche in gola è sicuramente un dolore diffuso che provoca mal di gola, raucedine e una deglutizione fortemente dolorosa. Si tratta di una leggera sensazione di bruciore o fastidio, simile a quella che provocano le infiammazioni in altre parti del corpo, che man mano va aumentando fino a ostacolare anche l’alimentazione, rendendo dolorose azioni normali quali bere, mangiare alimenti liquidi o solidi o, addirittura, ingoiare saliva. Anche gli spray o le caramelle disinfettanti, spesso possono dare fastidio. Assieme al dolore si accompagnano sintomi minori dell’infiammazione, come l’abbassamento della voce.

    Quando l’infezione che ha provocato la formazione delle placche e la febbre è di origine batterica e non di origine virale, si rende necessaria la somministrazione di una terapia antibiotica, dietro ovviamente prescrizione medica.

    Mal d'orecchio

    Il secondo sintomo che può farci pensare alla presenza in gola delle placche è sicuramente il mal d’orecchio, che può essere più o meno forte a seconda della gravità del problema, e si associa spesso a patologie respiratorie. Soprattutto nel caso in cui l’infezione sia virale, è altamente probabile che si avverta l’orecchio dolorante, e in alcuni casi anche un leggero mal di testa o dolori di questo genere.

    Alito cattivo

    Se non soffrite di alitosi, è possibile che, invece, durante il periodo in cui la gola arrossata viene colpita dalle placche e dal batterio dello streptococco, si possa presentare il problema dell’alito cattivo.

    Linfonodi ingrossati

    Lo streptococco può provocare anche un ingrossamento dei linfonodi al collo: le ghiandole si infiammano e provocano dolore a causa del rigonfiamento. Se avvertite dunque un fastidio, con la punta delle dita provate a palpeggiare l’area che si trova in prossimità delle orecchie e procedete effettuando dei movimenti circolari dietro le orecchie.

    Potrete avvertire dolore e gonfiore dei linfonodi anche nella zona del collo sottostante il mento. Se vi spostate tra il mento e le orecchie, sotto la mandibola, è assai probabile che anche lì troviate linfonodi ingrossati.

    Puntini rossi sulla lingua

    Anche la lingua può presentare i sintomi della comparsa di placche nella gola. La superficie della lingua potrebbe infatti ricoprirsi di tanti piccoli puntini di colore rosso, più in prossimità della gola, che si possono presentare evidentemente infiammati.

    Le placche possono essere anche tra le cause comuni dell’infiammazione delle zone tonsillari che diventano di un rosso acceso e tenderanno a gonfiarsi vistosamente. Molto spesso accade anche che le tonsille gonfie e infiammate si ricoprano di macchie bianche o tendenti al giallo.

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    Cause delle placche alla gola

    Per appurare la presenza di placche alla gola, sarà necessario effettuare un tampone faringeo che renderà più semplice anche l’individuazione delle cause scatenanti. Esse possono variare dal comune raffreddore di stagione a disturbi più gravi, anche a carico delle vie respiratorie. In generale, le cause delle placche in gola possono essere il risultato di infezioni batteriche, fungine o virali.

    Tra queste possiamo identificare:  

    • Raffreddore (con annesse sintomatologie quali naso chiuso, calo della voce e gola secca) 
    • Influenza 
    • Tonsillite 
    • Mononucleosi
    • Calcoli tonsillari
    • Virus

    Le placche alla gola possono essere causate da un’infezione virale o batterica, dovuta per esempio all’adenovirus, responsabile di molti malanni di stagione come la tonsillite, il mal di gola e il raffreddore, con sintomi quali naso chiuso, tosse, febbre e sonno disturbato. In questi casi, l’assunzione di paracetamolo potrebbe assicurare un immediato sollievo dai disturbi più fastidiosi, come il mal di testa. In generale, è consigliabile rimanere a riposo qualche giorno per favorire il processo di guarigione.

    Tra le cause principali ci sono poi la comune influenza e la presenza di patologie più serie, come la mononucleosi o i calcoli tonsillari, causati dalla tonsillite cronica.

    Rimedi per le placche alla gola

    Considerando la varietà delle cause scatenanti delle placche alla gola, è possibile individuare vari rimedi per garantire sollievo e guarigione a questa infezione. Seguire un’alimentazione sana può a risultare un valido alleato per alleviare i disturbi causati dalle placche. C’è da sapere che nutrizione e salute orale sono strettamente correlate. Una dieta equilibrata, con un consumo equilibrato di frutta e verdure sarà quindi d’aiuto per contrastare il verificarsi di infezioni ed infiammazioni.

    In generale tra i principali rimedi a cui poter ricorrere, abbiamo:

    • Il collutorio alla Clorexidina (ad azione disinfettante)
    • Rimedi naturali (come la radice fresca di zenzero) 
    • Tonsillectomia (operazione chirurgica per la rimozione delle tonsille)

    Se la diagnosi del vostro medico è che avete le placche alla gola, è possibile agire in diversi modi per risolvere il problema, partendo dal collutorio giusto e coadiuvando la sua azione, insieme a quella dell’antibiotico (utile soprattutto nel trattamento della mononucleosi), con rimedi naturali a base di infusi e tisane.

    Se però le tonsilliti e i disturbi alla gola sono molto frequenti, l’unico rimedio efficace è praticare la tonsillectomia: l’asportazione delle tonsille tramite operazione chirurgica. Si tratta di un’operazione molto comune e rapida, effettuata soprattutto nei bambini, ma praticata anche negli adulti.

    Come usare il collutorio alla clorexidina per le placche alla gola

    Nel caso delle placche, oltre agli antinfiammatori, al paracetamolo e agli antibiotici, l’azione di detersione della zona interessata dall’infiammazione può essere trattata con un collutorio con Clorexidina. Di cosa stiamo parlando?

    La Clorexidina è un antibatterico che si presta ad intervenire in caso di infezioni del cavo orofaringeo e in campo odontoiatrico. Si trova nelle soluzioni che coadiuvano le cure del cavo orale, ma deve essere prescritto o consigliato dal dentista.

    Vediamo insieme quali sono le caratteristiche con un collutorio alla Clorexidina, come agisce e su cosa.

    Quando il dentista, il medico o l’igienista ci prescrive un collutorio alla Clorexidina, occorre prestare molta attenzione anche al suo modo di utilizzo

    Proviamo allora a fornire delle semplici ed esaustive indicazioni in modo da non incorrere in errore.

    • Non diluire il collutorio: Per una completa guarigione, i gargarismi con un collutorio alla Clorexidina non devono essere effettuati diluendo la soluzione con l’acqua: versate il liquido puro direttamente nel misurino che generalmente si trova nella confezione e procedete con gli sciacqui. Mentre state utilizzando il collutorio alla Clorexidina fate sempre attenzione affinché questo non venga mai ingerito. 
    • Effettuare gli sciacqui a distanza dallo spazzolamento: può capitare che si usi il collutorio alla Clorexidina subito dopo aver praticato la cura del cavo orale attraverso lo spazzolamento con spazzolino e dentifricio. Questo potrebbe far correre il rischio di vanificare l’effetto della Clorexidina, soprattutto se il dentifricio contiene elementi in grado di vanificare l’azione del battericida. È vivamente consigliato, dunque, di procedere agli sciacqui a distanza di almeno 30 minuti dal lavaggio. In questo modo, sarete certi che la sostanza attiva riesca a essere bene assorbita dai tessuti molli e che non subisca alcuna alterazione causata da altre sostanze. In questo modo sarete sicuri di agire sulle placche alla gola in modo veramente efficiente.
    • Attenzione alla frequenza: gli sciacqui non devono essere troppo frequenti e devono avvenire al massimo 2 volte al giorno e solo per un periodo di tempo ben preciso che non può superare le 2 o 3 settimane, sempre dietro indicazione del medico o del dentista.

    Inoltre, la durata dei gargarismi varia in base alla percentuale di Clorexidina contenuta nel collutorio: se si usa un collutorio alla Clorexidina con una percentuale più bassa (0,06%), bisogna sapere che la soluzione deve essere tenuta in bocca non più di 50 secondi. Durante questo lasso di tempo, il principio attivo riesce a svolgere la sua azione battericida e a penetrare nei tessuti molli per poi poter essere rilasciato, come anticipato sopra, nelle successive 8 o 12 ore per portare a termine la sua azione batteriostatica. 

    Quando la quantità di Clorexidina è maggiore, il collutorio deve essere tenuto in bocca per minor tempo. È consigliato non superare mai 1 minuto di sciacquo.

    Inoltre, è sempre buona norma non associare il fumo ad una terapia che prevede l’uso di Clorexidina e in generale in presenza di placche in gola.

    Infine, ricordate che pur non essendo necessario avere una prescrizione medica per acquistare un collutorio alla Clorexidina, questo è pur sempre da considerare tra i farmaci deputati alla disinfezione del cavo orale e deve dunque essere assunto solo dietro consiglio del medico curante o del dentista, meglio se dopo una visita apposita.

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    Come agisce il collutorio alla Clorexidina sulle placche alla gola

    Siccome la clorexidina elimina i batteri patogeni, può essere annoverata anche tra i rimedi per disinfettare la parte della gola colpita dalle placche e questo perché questa sostanza è in grado di permeare i tessuti molli per un tempo abbastanza prolungato che può variare dalle 8 alle 12 ore.

    La clorexidina entra in circolo nel cavo orale facendo in modo che l’azione antibatterica duri per tutto il giorno. Quindi la sua azione non è limitata al tempo dello sciacquo con il collutorio, ma dura molto più a lungo. Non è consigliata però nel caso di mucosite o arrossamento della faringe, mentre in generale viene raccomandata per mantenere in salute la bocca.

    In questa maniera, l’azione battericida del collutorio alla Clorexidina diventa batteriostatica, aiuta cioè la flora batterica a mantenersi in equilibrio e impedisce ai microbi patogeni di aggredire le mucose, combattendo l’infezione.

    Clorexidina: come si presenta

    In commercio, si trovano collutori che hanno una diversa percentuale di Clorexidina ed è proprio la percentuale in essi contenuta che ne determina l’utilizzo.

    Un collutorio con un contenuto di Clorexidina di 0,05-0,06% si utilizza soprattutto nella cura orale e per prevenire problemi legati alle conseguenze più gravi di una insufficiente rimozione della placca che si forma con gli accumuli di cibo, come gengiviti, parodontiti.

    Inoltre, in queste quantità, si utilizza come anti carie e per contrastare l’accumulo della placca. In un’ottica allargata di cura orale, inoltre, è anche un componente molto valido contro l’alitosi che, come abbiamo accennato sopra, è uno dei sintomi delle placche alla gola.

    Questo collutorio si usa anche per disinfettare le tasche gengivali o subito dopo un’estrazione del dente per dare sollievo e come prevenzione delle infezioni dell’alveolo dentale che possono provocare cisti o granulomi.

    Un collutorio con questa percentuale di Clorexidina si usa anche per problemi di secchezza della bocca.

    Un collutorio con una percentuale di Clorexidina che va dallo 0,12% allo 0,2% è invece utilizzato come antinfiammatorio per trattamenti che seguono un intervento odontoiatrico chirurgico al fine di annullare l’azione della carica batterica nel cavo orale. La Clorexidina sarà utile anche per mantenere la flora batterica nel giusto equilibrio a distanza di 24 ore da un intervento.

    Il dentista usa il collutorio con un contenuto di Clorexidina dallo 0,12 allo 0,2% in studio durante le devitalizzazioni del dente o la levigatura delle radici al fine di detergere il canale radicolare.

    Rimedi naturali per le placche alla gola

    Per alleviare i dolori provocati dall’infiammazione è possibile associare alla terapia con antibiotico e all’uso del collutorio con clorexidina, anche dei rimedi naturali come il succo di limone, il miele, la salvia e lo zenzero sotto forma di tisane e infusi.

    Le proprietà disinfettanti e antibatteriche di questi ingredienti aiuteranno a ridurre il fastidio e accelereranno la guarigione. Quando i rimedi naturali si rivelano insufficienti, ad esempio in caso di faringiti gravi, si potrà optare per cure farmacologiche mirate ed eventualmente prescrivere degli antibiotici.

    Prevenzione placche alla gola

    Altro aspetto importante da considerare per una buona salute orale è come fare per prevenire la comparsa di placche alla gola, e qualsiasi altro tipico disturbo da virus o batteri. Oltre alle raccomandazioni più comuni sull’igiene orale, per un’adeguata prevenzione è possibile adottare diversi accorgimenti nella vita di tutti i giorni:

    • Mantenere la gola e il collo al caldo durante i mesi più freddi;
    • Evitare sbalzi di temperatura, soprattutto in presenza di sudorazione; 
    • Evitare il contatto con soggetti affetti da tonsillite e virus; 
    • Evitare di scambiare oggetti che potrebbero contenere il virus quali asciugamani, spazzolini da denti, rossetti, posate e bicchieri; 
    • Lavarsi spesso le mani.

    Fra i fattori di rischio vanno annoverati la giovanissima età, il contatto con altri individui affetti da placche alla gola (o da altre malattie infettiva contagiose) e l’immunodepressione.

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    Un aiuto veloce

    È consigliabile tenere al caldo la gola e il collo durante i mesi invernali e adottare norme di igiene quotidiana per evitare contagi.

    Seguendo una terapia antibiotica e antibatterica.

    Generalmente non più di 5 giorni.

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