La gentilezza è un atto rivoluzionario
Immagina se ogni piccolo gesto di gentilezza come un semplice sorriso, mantenere la porta aperta, offrire il pranzo ad una persona sconosciuta, avesse il potere di trasformare l’atteggiamento della gente fino a rendere il mondo un posto migliore.
Questo fu quello che pensò un accademico giapponese, Seiji Kaya, agli inizi degli anni Sessanta, dopo essere stato derubato in metropolitana. A preoccuparlo non fu tanto il danno subito quanto il fatto che nessuno dei presenti si fosse preso la briga di aiutarlo, né di avvicinarlo in seguito per chiedergli se stesse bene.
Colpito da tanta indifferenza, il professore universitario decise di trasformare questa brutta esperienza in una lezione di vita.
Nel marzo del 1963, durante il discorso per salutare gli studenti il giorno della laurea, Seiji Kaya pronunciò le seguenti parole:
“Voglio che tutti voi siate coraggiosi nel praticare ‘piccoli atti gentili’, creando così un'ondata di gentilezza che un giorno investirà tutta la società giapponese.”
Il suo discorso, riportato sui giornali e in tv, ha segnato l'inizio del Japan Small Kindness Movement.
Japan Small Kindness Movement
Il Japan Small Kindness Movement è un gruppo che promuove la gentilezza riconoscendo pubblicamente atti e azioni generose e premurose. Inizialmente finanziato e sostenuto dal governo giapponese, come iniziativa per migliorare l'ospitalità durante le Olimpiadi di Tokyo del 1964, il movimento è cresciuto in popolarità e ha attratto il sostegno delle aziende e dei filantropi nel corso degli anni.
"Mettiamo in pratica tutta la gentilezza che possiamo in modo che diventi la norma nella società." Sotto questo slogan, il Japan Small Kindness Movement si è sviluppato a livello nazionale fino a rivendicare oltre 460.000 membri iscritti e a vantare la distribuzione in Giappone di più di 3,4 milioni certificati di riconoscimento a persone per le loro azioni gentili.
Quando è stato scelto come primo presidente del movimento, Seiji Kaya ha dichiarato:
“Il Japan Small Kindness Movement mira a promuovere una società premurosa, in cui le persone sono gentili tra loro e praticano le buone maniere. Tale comportamento è particolarmente importante oggi, quando i gesti umanitari tendono a declinare mentre la civiltà meccanizzata prospera ".
Con l'evolversi della società e con l'avvento delle nuove tecnologie, anche i nostri modi di fare sono cambiati e i ritmi della vita moderna hanno portato a influenzare anche i nostri stati d'animo.
Tendiamo a perdere alcune delle virtù legate a uno stile di vita più calmo e sereno, e diamo sempre meno importanza all'amore, alla felicità e alla fiducia. Abbiamo abbracciato una cultura della produttività, orientata al lavoro e allo studio come fini principali, che però presenta numerosi aspetti negativi.
Dovremmo cercare di riscoprire il piacere di vivere, che può essere caratterizzato e composto da vari aspetti. In un mondo dove si fa sempre meno attenzione ai dettagli, apprezzare nuovamente la bellezza dei piccoli gesti può essere un ottimo punto di partenza nel recuperare la strada per la felicità. La gentilezza, per esempio, può darci la forza di pensare e vedere il mondo con occhi diversi. In un ambiente dove la maleducazione e i pensieri negativi sono sempre più preponderanti, i piccoli atti di generosità possono davvero fare la differenza.
La gentilezza è contagiosa
L'influenza del piccolo movimento giapponese per la gentilezza ha oltrepassato le barriere nazionali. Nel 1997, il Japan Small Kindness Movement ha ospitato delegazioni di organizzazioni mosse da simili principi di gentilezza e cortesia che erano sorte in altri paesi dando vita al World Kindness Movement.
L'organizzazione conta attualmente membri di ben 26 nazioni.
Ma la gentilezza non è contagiosa soltanto nei movimenti che si sono andati a creare: di base, la cordialità, la solidarietà e la disponibilità verso gli altri spingono questi ultimi a compiere anch'essi atti di gentilezza spontanea. La gentilezza, in sostanza, genera altra gentilezza, e influenza positivamente le persone.
La gentilezza, quindi, potrebbe davvero essere il segreto per essere felice?
La giornata mondiale della gentilezza
Una delle prime iniziative del World Kindness Movement fu l’istituzione della Giornata mondiale della gentilezza, designata per il 13 Novembre, il giorno clou della Settimana Mondiale della Gentilezza.
Una settimana dedicata alla divulgazione del vero significato di essere gentili: comportarsi in modo da mettere al centro la cura e l’attenzione per gli altri.
Ascoltare una persona in difficoltà, parlare con garbo a chi ci sta accanto, elargire consigli e condividere i sentimenti degli altri. Mettere il prossimo al centro della propria attenzione può fare la differenza, non solo per le persone che ci circondano, ma anche e soprattutto per noi stessi.
Gli effetti benefici della gentilezza
Essere ben predisposti e gentili nei confronti degli altri è un’abitudine comportamentale che giova non solo agli altri ma anche a sé stessi.
Quando si compie un atto gentile ci si sente bene e questo sentirsi bene a livello spirituale è in realtà la conseguenza di uno stato fisico.
Gli atti di bontà sono di solito accompagnati da calore emotivo. Il calore emotivo è responsabile della produzione di un ormone molto importante per il nostro benessere: l’ossitocina. Questo ormone ha un ruolo significativo nel sistema cardiovascolare in quanto stimola il rilascio di una sostanza chimica chiamata ossido nitrico nei vasi sanguigni che provoca l'allagamento di quest’ultimi riducendo la pressione sanguigna. L’ossitocina è infatti nota come ormone ‘cardioprotettivo’ proprio perché, abbassando la pressione sanguigna, protegge il cuore.
Dal momento in cui gli atti gentili producono ossitocina, allora essere educati, altruisti, tolleranti e ben disposti diviene una pratica per proteggere la salute del proprio cuore.
L’ossitocina, inoltre, aiuta a ridurre i livelli di radicali liberi e l’infiammazione del sistema cardiovascolare rallentando l’invecchiamento.
La gentilezza giova davvero a tutti, a partire da chi la pratica, creando una sorta di effetto a catena la cui promozione ha il potere di cambiare il mondo, proprio come le onde generate da un sassolino lanciato in uno stagno.
Sentirsi bene con sé stessi incentiva la gentilezza
Un aspetto peculiare della natura umana è che riesce ad essere meglio predisposta nei confronti dei suoi simili quando si sente bene e in pace con sé stessa. Per questo è fondamentale prendersi cura di sé, come pratica per migliorare le relazioni con gli altri.
Seguire una dieta a base di frutta e verdura, evitare cibi ultra-elaborati, ridurre il consumo di carne ci aiuta a vivere meglio e più a lungo.
Anche dedicare del tempo a sé stessi è fondamentale per il benessere personale: leggere un libro, coltivare una vita sociale, fare dei viaggi e scoprire il mondo, praticare regolarmente sport. Tutte queste attività possono farci stare meglio, aiutando il rilascio nel nostro cervello dell'ormone della felicità: la serotonina. Abbiamo bisogno di ritagliare degli spazi per noi, per curare la nostra mente e il nostro corpo.
Dedicarsi alla cura di sé stessi, infatti, significa costruire le fondamenta per una migliore predisposizione nei confronti degli altri, ma non solo. Prendersi del tempo per sé è fondamentale per vivere un nuovo benessere a 360 gradi e ritrovare la miglior versione di noi stessi. Quando ci sentiamo in forma ci viene spontaneo anche essere gentili con chi ci circonda, perché tutto intorno a noi sembra avere una luce diversa. Quindi, che aspetti? Dedicati al tuo benessere olistico!
La gentilezza è un atto rivoluzionario
In una società proiettata verso l’individuo, la gentilezza rappresenta un atto rivoluzionario. Un cambio di tendenza necessario e salutare di cui tutti possiamo essere allo stesso tempo benefattori e beneficiari. Una pratica che ci spinge a considerare gli altri prima di noi stessi, che non ci fa girare la faccia quando assistiamo ad un’ingiustizia.
La gentilezza ci spinge a mettere da parte l'ansia e la paura, e favorire l'amabilità. Ci insegna il senso della vita, facendoci riscoprire il coraggio di dare, di elargire. Chi non vorrebbe essere parte di una società così?